Eccitanti come gli ultimi giorni di scuola
Oggi inizia il mese di giugno e c’è un’atmosfera di trepidante attesa.
Sento la stessa emozione di sgomento misto a eccitazione che vivevo gli ultimi giorni di scuola e non a caso, la fresca brezza fuori è proprio la stessa di quei momenti.
Un anno scolastico che termina, particolare, impensabile, incredibile per i cambiamenti resi necessari da un evento, una “pandemia”, termine di cui probabilmente pochi conoscevano l’esatto significatofino a 3 mesi fa.
Una mattina mi sveglio nomade digitale
Ad Aperitivo al Femminile venerdì scorso abbiamo chiacchierato sul tema del fermarsi e sul tema del cambiamento. Diametralmente opposti, ci hanno investito come un uragano ai primi di marzo. L’obbligo di sospendere le attività. Di congelare i movimenti che costituiscono l’essenza della nostra vita, del nostro lavoro, del nostro produrre e dall’altra la richiesta immediata di modificare repentinamente abitudini, comunicazione, convivenza, gestione della nostra professione.
Improvvisamente e senza saperlo siamo diventati tutti “nomadi digitali”.

Fino a ieri sentivamo questa definizione e ci chiedevamo esattamente di che “razza” si trattasse. Pochi, pavidi e liberi personaggi che vivono viaggiando e lavorando con il loro computer, in giro per il mondo. Adesso abbiamo provato come si fa e non è così difficile. Dobbiamo essere tutti d’accordo e imparare a gestire le nostre vite in modo ibrido, tra incontri vis a vis, che restano piacevoli e vitali, e relazioni in remoto.
E allora se pensiamo ad una ripartenza, con un disegno differente da quello che prima era la nostra vita, possiamo provare ad immaginare un sistema di organizzazione della vita professionale, non più separata nettamente da quella personale, ma interrelata, intersecata, integrata. Come in uno di quei quadri i cui i colori si mescolano come masse informi creando sfumature impensate.
Iperconsapevolezza e ipertrasparenza
Cosa può servirci ora per intraprendere questa nuova avventura?
Credo che sia necessaria una grande chiarezza. Obiettivi, desideri, valori.
Una #iperconsapevolezza di noi per fare delle scelte che vadano nella direzione autentica della realizzazione del sé. In poche parole, quello che davvero ci fa stare bene, quello che ci fa battere il cuore. Non sempre sono direzioni semplici, richiedono di riprogettare in parte la propria esistenza. Ne vale la pena? Credo proprio di si. Il suffisso greco “iper” che rende speciali oltre la norma, lo aggiunto riflettendo in questi giorni di solitudine, anche alla trasparenza.
La #ipertrasparenza immagino poter essere quella capacità di vedere oltre la propria verità anche quella degli altri e comportarsi in modo che nessun fraintendimento sia possibile, se lo percepiamo alla porta. Praticamente lavorare su di sé per costruire relazioni più che positive.
Femminile al maschile e viceversa
Ci vogliono flessibilità, sensibilità, organizzazione mentale.
Qualcuno dice doti quasi esclusivamente femminili? Non credo lo siano. Non esclusivamente. Anche in questo caso la commistione di qualità dei due generi è sempre più una realtà. Stiamo uscendo dalle convenzioni sociali e comportamentali. Ci sono ancora ambiti in cui la differenza è spiccata, come il trattamento salariale, ma stiamo arrivando, secondo me, ad una buona parità e comprensione reciproca.

Un corso o un percorso?
Io l’ho percepito proprio quando si è scatenato l’inferno. Alcuni “maschi” (intendo lo stereotipo dell’uomo al comando, sicuro di sé, con sempre una risposta) hanno mollato, si sono trovati spiazzati, senza punti di riferimento, in preda al panico.
Alcune donne invece, abituate alla complessità di una vita giocata tra ruoli molto differenti e molto intersecati, hanno colto l’occasione per riorganizzarsi, prendersi del tempo, cambiare stati di fatto, che nella normalità erano duri da scardinare.
A me cosa è successo? Mi sono fermata. Ho cercato di osservare le dinamiche e ho provato a costruire un nuovo modello di formazione che potesse sostituire quello in aula, inventando un Percorso SMART al posto di un CORSO FULL IMMENSION.
Sappiamo che quest’ultimo ha un forte coinvolgimento emotivo e di conseguenza un elevato grado di apprendimento per l’interazione diretta con il docente e per la condivisione con i compagni. Dall’altra parte se non c’è una motivazione forte per creare un’abitudine nell’utilizzo di uno strumento innovativo come le Mappe Mentali, si cambia modo di pensare e organizzare le informazioni con difficoltà. Alle prime resistenze al cambiamento, si torna al caro vecchio modo.
Una Mappa per trovare nuove strade
Le sono la mia principale occupazione, o meglio, insegnare alle persone a visualizzare i propri pensieri per fare chiarezza, stimolare la creatività e aumentare la produttività, è il mio contributo al mondo in questo momento.
Questo metodo sistematizzato a fine degli anni ’70 da Tony Buzan, psicologo londinese e mio maestro, sta diventando un alleato essenziale per superare l’empasse dello stress da sovraccarico di informazioni.
Grazie alla sintesi che richiede, insieme alla organizzazione gerarchica delle informazioni, questa rappresentazione visiva dei nostri pensieri, fa lavorare l’emisfero sinistro del nostro cervello, ricercando connessioni logiche tra gli argomenti e allenando la nostra memoria. Al contempo l’uso dei colori aumenta la comprensione e stimola fortemente l’emozione che anch’essa è veicolo di apprendimento veloce e efficace.
Infine, la descrizione dei concetti chiave con parole e immagini, non per forza di particolare qualità, stimola creatività e immaginazione, portandoci con facilità a creare nuove strade, trovare nuove soluzioni, in poche parole, innovare.
In sintesi, quello che diceva la nonna: poco ma buono e… chiaro!
Ecco di cosa abbiamo bisogno ora per non farci sfuggire l’opportunità di reinventare le nostre vite, una mappa per definire una direzione e seguirla.
Se volete mettere su carta i vostri pensieri, apprendere a fare chiarezza e spogliare i progetti dal superfluo andando al concreto, vi aspetto la prossima settimana per la ripartenza del PERCORSO S.M.A.R.T.
Non a caso Einstein diceva: “Non puoi usare una vecchia mappa per esplorare un nuovo mondo!”.