Community e Leadership

Eva Beccia

con Eva Beccia

Potremmo definire la community in modo molto semplicistico con l’insieme di tutti i follower di un determinato brand o personaggio pubblico. Ognuno di noi ne ha una anche se spesso ne siamo inconsapevoli. Basta un profilo su un social qualsiasi e una discreta attività strategica per raggruppare attorno a sè un gruzzoletto di supporter. Se siamo bravi, il
gruzzoletto piano piano cresce, si autoalimenta e può raggiungere migliaia di follower in pochi mesi.
Più follower abbiamo, maggiore è l’influenza che esercitiamo sulla nostra community. A questo punto possiamo monetizzare il nostro ascendente attraverso delle collaborazioni di influencer marketing o la vendita dei nostri prodotti e servizi. Facile, no?
È facile se si esclude il fattore umano. I follower sono persone che decidono di seguirci perché siamo simpatici, offriamo contenuti utili e interagiamo con loro. A mano a mano che aumenta la nostra autorevolezza, cresce anche la loro fiducia in noi. Diventiamo automaticamente dei leader capaci di muovere all’azione. E questa è una grande, ma troppo spesso sottovalutata, responsabilità.


Il leader è una figura carismatica con una visione chiara e condivisa con la sua community.
La sua mission risponde a un perché più alto del semplice monetizzare e generalmente accetta collaborazioni con aziende solo se sono coerenti con il suo universo valoriale. È in grado di sensibilizzare e di portare la sua community verso azioni concrete di miglioramento sociale. Contribuisce a veicolare messaggi importanti nelle situazioni di emergenza. Influisce sull’informazione.
Il leader di community è, oggi, un pastore di pecorelle smarrite (senza offesa per nessuno, lo siamo tutti), deluse dalle promesse dei grandi leader politici e religiosi. Rappresenta l’unica alternativa a un sistema inadeguato e incapace di offrire risposte esaustive a una società esposta a un bombardamento informativo poco sano e confuso. È vicino, palpabile e, per
questo credibile e autorevole

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