“Lo studio è (…) un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza” diceva Antonio Gramsci.
Chi di noi non ha vissuto sulla sua pelle la fatica dello studio? Parafrasando le parole di Gramsci, è un po’ come se stessimo trainando un carretto verso il nostro obiettivo mentre una forza contraria tira nel verso opposto.
L’arduo compito che mi è stato assegnato in questa sede è quello di mostrare l’apprendimento da una diversa prospettiva sfatando alcune convinzioni, 5 falsi miti che potrebbero aver contribuito ad aumentare il nostro carico e quindi…
Falso mito nr 1: Leggiamo parola per parola
Anche senza nessuna tecnica di lettura veloce, noi leggiamo muovendo gli occhi a “scatti” e leggiamo più o meno tre parole per ogni “scatto”.
Questa convinzione, sebbene non ostacoli il raggiungimento dei tuoi obiettivi, ti impedisce di pensare alla lettura come un processo i migliorabile. Così, non ti impegnerai mai per migliorare.
Falso mito nr 2: La comprensione dipende dalla nostra conoscenza del significato delle parole.
La comprensione dipende dall’immagine che la nostra mente dipinge man mano che ci immergiamo nella lettura di un testo o nell’ascolto di qualcuno che parla.
Mi spiego: noi potremmo ascoltare qualcuno utilizzare parole di cui conosciamo il significato ma non comprenderne il messaggio e, viceversa, potremmo comprendere il messaggio di qualcuno che usa parole incomprensibili ma, magari le accompagna con dei gesti che creano un’immagine nella nostra mente. Un’immagine vale di più di mille parole
Falso mito nr 3: Ho una memoria terribile!
La memoria può essere definita come un enorme contenitore all’interno del quale confluiscono tutte le nostre esperienze e, ancora più in generale, tutto ciò che i nostri sensi recepiscono ciò che succede intorno.
Ognuno di noi ha un enorme quantità di ricordi senza i quali non saremmo in grado di camminare, usare una forchetta o leggere. È la memoria che ci consente di riconoscere e mettere insieme le esperienze pregresse per fare in modo che tu sappia, ad esempio, che le forchette hanno un determinato scopo e non sono solo un pezzo di metallo di una forma strana.
Immagina quindi quante informazioni sono state depositate all’interno della tua memoria senza un ordine preciso.

Non esiste una memoria terribile, quindi, ma un modo non funzionale di ordinare le informazioni nella nostra mente. Possiamo imparare a tenerle in ordine esattamente come conserviamo e teniamo in ordine la nostra casa.
Falso mito numero 4: L’esposizione. Non so parlare in pubblico
Che si tratti di un’interrogazione a scuola o di una presentazione al lavoro, chi non hai mai sentito quella fastidiosa sensazione allo stomaco poco prima di parlare davanti agli altri?
Frequentando un corso di public speaking, per esempio, impareremmo a gestire la voce, lo spazio, i contenuti e alleneremo tantissimo ognuna di queste abilità, ma quanto tempo servirà prima di risolvere il nostro vero problema: la gestione dello stato d’animo?
Premesso che sono una grande fan dei corsi di public speaking, il punto è questola nostre mente è come il motore di una Ferrari… piccoli meccanismi si incastrano e formano qualcosa di più grande dando vita, quasi meccanicamente, a un risultato.
Vale per il public speaking e vale per qualunque cosa facciamo nella vita incluso l’apprendimento.
Nel nostro esempio, l’ingranaggio “gestione dello stato d’animo” stava rallentando tutti i meccanismi utili a far girare la nostra Ferrari sulla pista “Public Speaking” e probabilmente avremmo ottenuto un risultato diverso se ci fossimo occupati in maniera intensiva di rimetterlo in moto e, solo successivamente, degli altri ingranaggi.
Falso mito nr 5: il tempo dello studio è terminato (non ho tempo, non ho un metodo, non mi concentro)
Tutti studiamo. Sempre.
Come dicevamo prima, l’apprendimento è fatto da una serie di ingranaggi che si intersecano e che, a meno che non abbiamo fatto un lavoro specifico, non abbiamo mai imparato a gestire.
Attenzione, Concentrazione, Lettura, Ascolto, Capacità di osservazione, Comprensione, Organizzazione e gestione delle informazioni, Memorizzazione, Gestione della stato d’animo, Capacità di esposizione scritta o verbale, Gestione del tempo, abilità di concretizzare un progetto in maniera efficiente.
Ognuno di questi meccanismi è un mondo a sé.

Se è vero che questi ingranaggi esistono e sono perfettamente riconoscibili nello studio, a volte, presi dalla quotidianità, non ci fermiamo a riflettere sul fatto che questi sono gli ingredienti che si mischiano, magari non tutti insieme, in ogni cosa che facciamo nella vita.
L’ottimizzazione di alcuni o tutti questi ingranaggi, è indubbio, ci fa guadagnare potenza, velocità e soprattutto leggerezza.
Come dicevamo, la nostra memoria è un contenitore che riporta le nostre esperienze; quando pensiamo di rimetterci a studiare è proprio alla nostra esperienza da studenti, che facciamo riferimento.
Che succederebbe se potessimo dimenticare quell’esperienza e il peso che ci torna subito in mente quando ne parliamo?
Se quella forza che ti contrastava lasciasse la presa e iniziasse, invece, addirittura a tirare nella tua stessa direzione?
Lo studio non farebbe più paura e, addirittura, potrebbe mescolarsi, con sfumature sempre più colorate, al bellissimo mondo dell’apprendimento in cui ognuno di noi ha uno spazio che ama.
Ed è così che quella sensazione che prima ci faceva stare male può lasciare spazio alla leggerezza, alla curiosità e anche al desiderio.